Creative Commons

Creative Commons License
This opera by Daniele Scanferlato is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

martedì

Dove sta la felicità

Dove sta la felicità? Si riesce ad essere realmente felici? Perché quando riusciamo a raggiungere un traguardo, risolvere un problema o ottenere ciò che cercavamo sbucano fuori altri problemi, bisogni, sogni da realizzare? Allora la felicità che raggiungiamo è solo momentanea, è solo una frazione di vita che ci illude. Ci illude di aver risolto un problema. Ci illude di aver raggiunto un traguardo perché ne troviamo subito tanti altri. La felicità ci illude.

Dovrei avere il cuore in pace allora, ho trovato una soluzione, non illudermi. Ma è più forte di me. Sarebbe come chiedere ad un uccellino di non provare mai a volare.

La vita ti viene data alla nascita, non la ricerchi te, non te la scegli, non puoi decidere che tipo di vita avere, te puoi soltanto crearti dei problemi in questa vita, e risolverli man mano che te li crei. La vita è una continua decisione, è un bivio infinito. Te devi solo scegliere quale strada prendere. Il Liga direbbe “Sempre sulla mia strada”, che sia da solo o meno, sono io che faccio le mie scelte, e io devo assumerne le responsabilità. Luciano Ligabue (Correggio, 13 marzo 1960) è stato molto importante per me, per la mia vita, o meglio, le sue canzoni sono state importanti. Posso dire che riesco ad immedesimarmi in quasi tutte le sue canzoni. Liga non mi accompagna da molto, ho cominciato ad ascoltarlo grazie a degli amici all’età di 14 anni, e non mi ha più abbandonato. Mi dà la forza, mi fa piangere, mi fa ricordare, mi fa sentire la mancanza di qualcosa. Già, perché sento che mi manca sempre qualcosa. Dentro di me c’è un buco ancora da riempire. E non so dove cercare questa mancanza. Forse ero riuscito a riempirlo, e poi si è svuotato nuovamente. Forse non l’ho mai riempito e sono ancora alla ricerca di quel qualcosa. Quel qualcosa che mi renderebbe felice. “I Duri hanno due Cuori”. Valuta sempre quale usare dei due. Cerca sempre di dare un po’ di energie sia all’uno che all’altro. Non regalarli, tienili per te. Dalli in prestito ma poi fatteli tornare. Ne hai bisogno. Di entrambi.

Non voglio fare il moralista. Io scrivo per sfogarmi. Anzi, veramente è la prima volta che scrivo in questo modo, ma sento il bisogno di farlo. Per ricordare. Esatto, ricordare come mi sento ora, non fare gli stessi errori che mi affliggono in questo momento. Dove vado? Cosa faccio? Ma soprattutto, perché? “C’è una linea sottile tra aspettare e scoppiare, cosa pensi di fare, da che parte vuoi stare”. Non puoi tenerti sempre tutto dentro, rischieresti di scoppiare, ma devi stare attento a quello che dici, allo stesso tempo devi deciderti e capirti in fretta, perché il treno passa una volta sola. Il rischio è quello di non poter più rivedere quella città che tanto hai desiderato vedere.

Attento ai ricordi. Ti fottono. Ti inducono a prendere quel treno, perché quella città ti era piaciuta, perché ne eri affascinato e ti eri innamorato. Il passato è passato, pensa al futuro, non al passato. Tantomeno al presente. Il presente non esiste. Non è che un attimo che fugge nel momento stesso in cui ci pensi. Sarebbe bello pensare di valorizzare ogni frangente di presente, rendendo unico il futuro. Sarebbe bello. Sarebbe. Fai le tue scelte in modo da valorizzare quell’attimo di presente che ti si para davanti. Il passato può essere stato bello, ma ormai che ci vuoi fare.

Ma il presente, l’unico tempo

Questo istante, questo momento

Il presente, sta succedendo

Va goduto, gustato, annusato, mangiato

Max Pezzali. Un altro che ha contribuito a farmi crescere. Mi riporta indietro nel tempo. Io ci sono cresciuto con Max. “Voglio farti innamorare tanto voglio diventare il tuo supereroe voglio essere il migliore al mondo almeno per noi due”. Sono fatto così, voglio sempre dare il possibile, voglio sempre donare il mio cuore.

Penso penso penso. E più penso, più sto male. E penso che sto male. Angoscia. Ma è giusto così? Si, me la sono cercata io. Ti aggrappi agli amici, l’unica sicurezza che hai. Ti aggrappi alla musica. Fuggi dalla droga, dall’alcool. Fuggi dai ricordi. Vorresti fuggire dalla realtà, ma purtroppo è sempre lì, e si manifesta a te inaspettatamente. Creando una sorta di stupore, timore, ansia. E poi te la trovi là, davanti a te. Fermi entrambi. Non sai cosa fare, non escono parole. Il tremolio delle tua gambe ti accompagna. Il passato con lei ti scorre davanti. Non parli perché sei troppo concentrato a rivedere tutti quei frames che inevitabilmente ti scorrono davanti agli occhi. Provi a dirle qualcosa, ma non ci riesci. Sai che vorrebbe provarci lei a dire qualcosa, ma si limita ai finti sorrisi per le battute degli amici. Volevi vederla. Oppure no? Lo facevi credere. Ma ne sei sicuro? Se ne sei così sicuro perché non riesci a dire nulla? Eppure non è difficile parlare, te sei dialetticamente dotato Daniele, cazzo! Eppure nulla. Solo dopo un po’ di tempo riuscite a spiattellare qualcosa. Come stai? A casa tutto bene? Poi di nuovo nulla. Non vuoi dire niente, non vuoi sapere che sta di nuovo male. Per colpa tua. Ora che è rinata non puoi ucciderla di nuovo. Hai fatto un grosso errore, non dovevi farlo, non dovevi venire, non dovevi parlarle. Mi hai deluso profondamente. Eppure chi sono gli altri per dire quello che devo fare io? Sono responsabile delle mie azioni. Appunto perché sono MIE. Ecco, la gente che si mette in mezzo. Odio. Non è proprio odio, è una parola troppo dura, direi fastidio. Ma un po’ di più di fastidio. Io so tutto, non serve che mi si dica nulla dei fatti. Mi informo da solo. Soprattutto le cose ovvie. Non osare. Non a me. Ma anche se non fosse a me, si chiama rispetto. Fa male ad entrambi. Ma non lo capiscono. Dovremo portarci questo peso sulle spalle per tanto tempo, chissà, forse per sempre. Non li vedi i suoi occhi? Sono stupendi. Eppure lacrimano. Ora sono rossi, ha pianto tutta la notte. Guardala stronzo, guardala. La vedo, la sento. Non serve dire nulla. Si chiama simbiosi. Senza che tu mi dicessi tutto questo sapevo già tutto. Minchia ma sono un mago. Già. Guarda un po’ te. Riesco a cavarmela da solo. Mi ritengo autosufficiente. Magari non in questo momento, ma me la caverò. “E zanzare a vampiri che la succhiano lì, se lo pompano in pancia un bel sangue così. Buonanotte all’Italia, che si fa o si muore o si passa la notte a volerla comprare”. Grazie Liga.

1 commento:

  1. da dove ti viene da vomitare..e dove ti porta una canzone..da dove ti viene il meglio di chi sei..il meglio di chi sei?!non ci basta mai niente.. ci basta mai tutto quanto non basterà mai..perché ognuno di noi è il suo centro del mondo..Qua nessuno c'ha il libretto d'istruzioni..credo che ognuno si faccia il giro come viene..a suo modo.
    fino a che tutte le strade portano a te lascia che piova pure poi attaccati alle stelle... che altimenti si cade
    E quando canterai la tua canzone la canterai con tutto il tuo volume che sia per tre minuti o per la vita avrà su il tuo nome..giorno per giorno sempre saltando il cielo non tiene la terra decide che siamo pesanti vento per vento a favore oppure contro cosa c'è di male in fondo a vivere? http://www.youtube.com/watch?v=-321lnpx-bw

    RispondiElimina