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This opera by Daniele Scanferlato is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

martedì

Se solo.

Se solo avessi le parole, te lo direi, anche se mi farebbe male, se io sapessi cosa dire, io lo farei, lo farei lo sai. Se lo potessi immaginare, dipingerei il sogno di poterti amare. Se io sapessi come fare ti scriverei. Una canzone d’amore. Per farmi ricordare. Per farti addormentare.

Sento i ricordi. Li vivo. O meglio, sono loro che vivono me. Mi cercano, mi trovano e poi mi stanno addosso, non mi lasciano più. I ricordi mi amano. Cerco di lasciarli perdere, cerco di liberarmene. Invano. Ti condizionano, ti portano via con sé, vogliono averti. Perché l’uomo continua inesorabilmente a guardare il passato? Perché l’uomo vive di passato. Ne ha bisogno. L’uomo ha paura del futuro, per questo usa il passato come nascondiglio. E’ quel posto che ognuno ricerca per ritirarsi in se stesso, per liberarsi per qualche momento di quel peso che lo affligge. E’ una continua fuga da quello che non sa. Quel che è stato, è stato. Ormai sai com’è. L’esperienza aiuta. Quanta saggezza in questa semplice frase. Ricordi. Mi invadono. Mi tormentano. Ma non infastidiscono. Quei posti, quelle parole. Quei posti. Troppi. Si, sono troppi per non riviverli ancora una volta. Con gli occhi di oggi, ma lo sguardo di ieri. Quello sguardo ancora una volta ingenuo, perso tra le pagine di un libro ancora vuoto. L’unico scrittore del tuo libro, sei tu. Te puoi scegliere i protagonisti, a volte anche la trama. Quello che ancora non sai è come andrà a finire. Ne inizi uno, magari lo finisci. Lo sfogli, lo chiudi. Poi lo riapri di nuovo e lo sfogli un’altra volta. Riguardi indietro. Ti giri. Ricerchi i protagonisti. Ma non ci sono più. Hai chiuso quel libro, ne hai iniziato un altro. Forse ho capito lo scopo della vita. Riuscire a scrivere un libro fino alla fine.